Clizia, il fondatore della Colonia Internazionale Artisti ( ora Villaggio Internazionale Artisti ), si trasferi' a San Remo nel 1959. Esplorando la zona scopri' il villaggio abbandonato di Bussana Vecchia in rovina e coperto dalla vegetazione. Il villaggio deserto lo affascino' e per sei mesi venne regolarmente a visitarlo prima di decidere di tentare di viverci nel 1960.

 

Fu qui che gli venne l' idea di creare nel villaggio una comunità di artisti. Oltre ad artisti locali, contatto' Vanni Giuffré, un pittore che stava esponendo in San Remo, il quale accetto' l' idea ed a sua volta si mise in contatto con un suo amico poeta, Giovanni Fronte. I tre formarono la base e le fondamenta del Villaggio Internazionale Artisti

 

 

BUSSANA VECCHIA 1959 - 1960

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo spirito dell' organizzazione era in qualche modo idealistico : essere in grado di vivere semplicemente e di lavorare artisticamente all' interno del villaggio. Clizia tento' di organizzare la comunità attraverso uno statuto. La sua idea originale era di destinare tutte le case ad uso del gruppo come insieme. Quest' idea, più tardi, fu rifiutata dagli abitanti che, avendo investito tempo ed energia nel restaurare uno spazio, non erano più disponibili a socializzarlo, sebbene fossero d' accordo che alcuni spazi dovessero essere usati in comune.

 

 

Durante questo periodo il villaggio attiro' molte persone grazie al " passaparola ". Per i vari artisti itineranti, era possibile dormire in un ostello organizzato da Clizia, dove avevano anche accesso all' uso di una cucina per pochi soldi o niente. L' acqua, che serviva anche per i lavori di restauro, doveva essere trasportata a mano all' interno del villaggio come qualsiasi altro materiale da costruzione che non era ricavabile dalle macerie. Non c' era alcun servizio sanitario, né fognario.

 

 

La maggior parte delle case era ristrutturata con budgets minimi non alterando l' aspetto esteriore dell' edificio, ma apportando i cambiamenti necessari a rendere abitabili gli spazi meno danneggiati. In questo periodo i nuovi abitanti necessitavano di una forte determinazione e fiducia nell' idea comunitaria, poiché il futuro del villaggio era incerto. Gli artisti ci vivevano e ci lavoravano per periodi di tempo limitati, poiché la maggior parte delle case era usata come seconda casa o studio e non come abitazione permanente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel 1963, Clizia decise di lasciare il villaggio. Nel 1968 la nuova comunità crebbe, rispetto all' originale piccolo nucleo, ad una trentina di persone. La maggioranza di questo gruppo era composta da artisti quali : pittori, scultori, ceramisti, scrittori, musicisti, attori, attrici, poeti, orafi e designers, nonché liberi pensatori.

 

 

 

La fontanella dell' acqua, collocata all' esterno del villaggio, divenne un naturale punto d' incontro dove si scambiavano idee e veniva cosi' mantenuto uno spirito comunitario. Durante le assemblee le lingue più parlate erano il francese e l' inglese. Il tipo di energia che questo ambiente generava in Bussana Vecchia funziono' efficacemente per un certo periodo tramite la galleria comunitaria.

 

Dall' esterno, invece, la tensione da parte dei vecchi abitanti, ora in Bussana Nuova, incomincio' a diventare una pressione costante. La paura dello sgombero che aleggiava da sempre sul villaggio, divenne realtà il 15 Luglio 1968 con l' ordine di sgombero che dava agli abitanti dieci giorni di tempo per trasferirsi altrove.
Il 25 Luglio quando la polizia arrivo' all' ingresso del villaggio fu affrontata dalle barricate degli abitanti che si rifiutavano di lasciare il borgo. Presenti numerosi giornalisti della stampa internazionale.

 

 

 

 

1963 - 1968 : LINES OF DEVELOPMENT

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Gli abitanti occupavano il loro tempo restaurando le loro case o lavorando nel loro ambito creativo, ma la sfiducia che andava sviluppandosi rispetto alla gestione delle gallerie comunitarie e del Villaggio Internazionale Artisti, porto gli abitanti ad optare per dei laboratori individuali. Mentre la quantità di tempo dedicata al restauro della casa o al lavoro creativo rimasero più o meno allo stesso livello, un nuovo stimolo fu quello di trovare e ripulire dalle macerie uno spazio da usare come laboratorio e di conseguenza la gestione di quello.

Più tardi, negli anni '60, la comunità si separo' in due differenti gruppi anche a causa dei crescenti dubbi sulla gestione del villaggio e della stessa galleria. Infatti, con l' apertura di due nuove gallerie comunitarie nel 1967/68 e del primo laboratorio individuale, ci si puo' rendere conto di come, per necessità, l' ideale del villaggio iniziava ad essere compromesso dal suo interno.

 

 

 

 

 

 

 

1968 - 1979 : LINEE DI SVILUPPO

 

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Le esigenze del gruppo degli abitanti permanenti, una decina, erano diverse da quelle dei residenti temporanei, una trentina. Questi ultimi, ( usando candele e prendendo l' acqua dal rubinetto comunitario che nel 1969 era stato spostato all' interno del villaggio ), a differenza dei permanenti, pensavano di poter fare a meno della connessione ai servizi di erogazione idrica, elettrica e di rete fognaria.

Come conseguenza delle nuove esigenze, divenne necessario per gli abitanti permanenti il riconoscimento legale, includendo la residenza ed il possesso degli spazi occupati e quindi incominciarono a muoversi lungo linee legali, spingendo lo sviluppo del villaggio verso l' obiettivo di conformarsi agli standards istituzionali.

 

 

Questa dinamica favori' il porsi di questioni inerenti il possesso e la proprietà. Questo implico' una reazione da parte di coloro che ancora vedevano Bussana Vecchia come la casa dei propri avi e quindi come la propria casa per diritto di famiglia. In una riunione del 1968, decisero di formare un' associazione denominata " Amici di Bussana " e di cintare l' intera sezione denominata Le Rocche, allora completamente disabitata, reclamandola come propria.

 

Nella parte bassa del villaggio, gli spazi liberi erano diventati scarsi ed il diritto a questi era talvolta contestato da individui che, occasionalmente, li vendevano ad un prezzo rapportato esclusivamente al costo del lavoro di restauro operato. Questi cambiamenti avevano un effetto sulla produzione al villaggio. La maggioranza dei residenti temporanei aveva anche altre fonti di reddito all' esterno del borgo, sia attraverso un impiego fisso relazionato al loro lavoro, sia attraverso contatti e sovvenzioni da altre parti del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il risultato fu che la produzione in mostra al villaggio, tendeva ormai verso attività basate più sull' artigianato in modo da sfruttare questo nuovo mercato. Nel 1974 fu possibile per tutti essere connessi all' acquedotto comunale e la residenza fu infine riconosciuta nell' inverno del 1976. L' elettricità fu in un primo tempo fornita ad alcune abitazioni, per poi essere concessa a tutti nel Novembre del 1977.

 

Durante i primi anni '70, il Villaggio Internazionale Artisti divenne un' organizzazione più debole e meno attiva a tal punto che, in una assemblea voluta dagli abitanti nel Settembre 1976, si parlo' di riorganizzare il villaggio e fondare quindi " il Comitato del Borgo " di Bussana Vecchia. L' esistenza di questo comitato fu riconosciuta sia dal Consiglio Comunale di San Remo, che dal Comitato di Quartiere di Bussana Nuova, che lo accettarono come voce ufficiale del villaggio.

 

Di conseguenza non erano costretti a far conto sul flusso turistico allo stesso modo dei residenti permanenti, poiché il loro punto di riferimento economico non era costituito da cio' che poteva essere venduto al villaggio. In questo periodo ci fu un lento cambiamento nella qualità dei visitatori. Il turismo cosidetto d' elite, divenne il turismo di massa che si puo' incontrare durante i mesi estivi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel 1979, un tribunale italiano emise un verdetto che, per la prima volta, chiariva e faceva rispettare il diritto legale al possesso, in questo caso in favore di un artista straniero, la cui casa era stata occupata da una famiglia italiana durante la sua assenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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