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INFO

 

 

 

MONOTIPI

I foto : Bussana Vecchia da levante

II foto : Interno della mia casa

III foto : L' osteria da Ottavio

IV foto : Sotto i voltoni

V foto : Artisti al lavoro

VI foto : Bussana Vecchia tra le rovine

VII foto : Interno della chiesa grande

VIII foto : I buchi nelle volte delle case di Bussana Vecchia

IX foto : La via al mare

X foto : Arrivando a Bussana Vecchia

 

 

CLIZIA fondatore di Bussana Vecchia - Villaggio Internazionale Artisti

 

" ... Il villaggio appare, visto da lontano, intatto, tanto più che il campanile rimase incolume. In realtà neppure una casa é più abitabile, tutte essendo scoperchiate ed invase dalla vegetazione selvatica, con grande effetto di pittorica desolazione ".

Ho ritrovato questa sommaria descrizione di Bussana Vecchia in una guida della Liguria pubblicata trent' anni dopo il terremoto, cinquant' anni prima del mio incontro con Bussana quando, stabilitomi da poco a San Remo, iniziavo a perlustrare i paesi dell' entroterra.

La Bussana che io conobbi corrispondeva alle descrizioni della vecchia guida turistica con una variante gentile : fra le fatiscenti rovine che visitavo per la prima volta, un' esile, altissima palma svettava come un vessillo dando un aspetto inconsuetamente africano al paesaggio.

L' impatto con il borgo silente ed abbandonato era, per il visitatore solitario che già conosceva altri paesi dell 'entroterra, quanto mai suggestivo. Raggiungeva il paese percorrendo una mulattiera poco agevole, interrotta qua e là da frane, fiancheggiata da aspri calanchi, sostando alla croce di ferro che ricordava il terremoto.

Ad ogni curva il campanile di Bussana appariva più vicino. Superato il cimitero, dopo una sosta alla provvidenziale fontanella di ferro, raggiunta la palma, passava, fra le prime case a sinistra, dall' intensa luce solare al buio dei vicoli ricoperte da basse arcate.Si intravvedevano nell' oscurità degli archi due piatti di vecchia Savona murati in alto con tipici colori cobalto e bianco.

Voltava poi a destra in uno stretto viottolo le cui alte mura si sostenevano a vicenda con esili archetti; si apriva un varco fra la vegetazione lussureggiante e giungeva alla piazzetta scavalcando macerie ingonbranti, dove un palazzo con gli archi fronteggiava la chiesa parrocchiale invasa da frammenti della copertura e dalle ortiche.

Scopriva fra i pilastri un varco che conduceva alla pericolante scaletta che consentiva una rischiosa passeggiata sulle mura perimetrali diroccate e l' ascesa al campanile, dove l' occhio spaziava su tutto il panorama.

Uscendo dalla chiesa si inerpicava fra le ginestre ai ruderi del castello penetrando nella cella dove era accolto il frantoio con le sue macine. Dalle aperture superiori strapiombanti sul vuoto, lo sguardo spaziava sulla valle di Taggia.

Ritornando verso il basso, attraverso un voltone, raggiungeva, fronteggiata da una casa con i finestroni arcati, la piazzetta della chiesa piccola. Lo sguardo era attirato dalla sommità del campanile sorretto da tre esili pilastrini. Una strada in discesa completava il periplo del paese ed il visitatore si ritrovava, assetato, alla fontanella.

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